Orme
Una folla incredibile sosta senza
riparo sul piccolo marciapiede della fermata del tram.
Seguo la goccia di sudore che
dalla fronte scende impazzita fino a cadere sull’asfalto bollente e noto una
numerosa sfilza di calchi di scarpe, buchi per lo più ma anche delle enormi
impronte. Alzo gli occhi di nuovo e cerco di identificare i proprietari di
ognuno di quei stampi, accoppiando ogni calco ad un personaggio. E’ disumana
l’afa e altrettanto l’odore acre dello smog. Alle tredici di un giorno feriale
di luglio, dodici persone stanno rischiando la fusione con l’asfalto.
“ Cazzo sto tram, ma quanto ci
mette?” Ed è grazie allo sguardo divertito di un uomo che capisco di aver dato
voce al mio pensiero.
Ricambio lo sguardo e il rossore
del viso ,causa sole esagerato, si fa più visibile e aumenta la mia
temperatura. Il Tizio da Inizio ad uno slalom molto lento tra i futuri
passeggeri, tram permettendo, fino ad arrivare ad un passo da me. Faccio la
sostenuta e vago con lo sguardo tra le finestre chiuse dei palazzi ubicati a
destra, a sinistra, di fronte e dietro di me ma osservo ogni sua mossa. Ha un
abbigliamento divertente, una maglietta bianca a maniche lunghe rigirate fin
sopra i suoi bei bicipiti ed una salopette di jeans molto comoda, forse due
taglie in più rispetto alla sua. Capelli lunghi tenuti da un elastico , coda di
cavallo perfetta, neri come la pece e lucidi come la seta, alto circa 1,85 e
per me che sono appena 1,60 , appare immenso, come immensa è la sua bellezza.
Intanto il tram non passa.
Cerco di
ricordare la respirazione imparata durante i corsi yoga per frenare il convulso
battito del cuore e mentre inspiro ed espiro arriva come una folata di gelido
vento :
“ mi chiamo Raimundo e tu?” “
chi, io?” cerco di pronunciare il mio nome ma resto ad osservare i suoi occhi
verdi poi, finalmente, sussurro “mi chiamo Amina”
“ti posso offrire qualcosa di
fresco oppure devi scappare via?” e come potrei scappare se non passa il tram?
Magari potessi, l’imbarazzo mi sovraffolla la mente!
Ed è così che ha inizio questa
storia.
Finalmente un poco di refrigerio,
questo bar ha una sala con l’aria condizionata e comodi divani. Mi chiedo
perché non sono mai entrata qui visto che da circa dieci mesi scendo a questa
fermata e a questa fermata risalgo sul tram che non passa mai. “ Raimundo, non
ti ho mai visto a questa fermata, sei solo di passaggio?” - sorride- “Veramente
io abito in quel palazzo che fa angolo con via Prenestina e raramente esco a
quest’ora ma stasera non lavoro e ho deciso di approfittarne per fare compere
al centro, tu invece?”
“ oggi è giorno di chiusura, ho
un piccolo ristorante, e anch’io ne approfitto per andare a comprarmi dei
vestiti ma forse con questo caldo era meglio rimanere a casa, sdraiati sul
divano e godere dell’aria mossa dal ventilatore” ; quanto chiacchiero e invece
dovrei aspettare le sue domande “ ma Raimundo non è un nome italiano vero?” “
no Amina, sono brasiliano. Tra una settimana fanno sette anni che vivo a Roma e
a parte qualche piccolo attimo di nostalgia, ormai la sento mia. Pensa, sono
stato sei volte ai Musei Vaticani e conosco bene tutte le strade e i vicoli del
centro. Il tuo nome, Amina, è forse di origine araba?” “ si ma non ci sono
familiarità’”. Si continua a parlare e si finisce per fare compere insieme .
Lui si racconta mentre io lo annuso e muoio dalla voglia di chiedergli perché
mi ha avvicinata ma arriva sera così quel tempo ciclopico alla fermata del
tram, si è trasformato in un piccolo ma intenso atto.
Ora so di lui che lavora di notte
ma non so quale sia il suo lavoro. So che nel suo paese svolgeva la professione
di commercialista.
E so che è maledettamente
affascinante e che nonostante io sia sposata, spero in un secondo incontro.
Lui di me cosa sa? Poco e niente
a parte che ho questo ristorante aperto fino alle 4 di mattina per chi ha
voglia di cenare anche dopo teatro e per chi ha voglia di vivere la notte. Non
gli ho detto che sono sposata ma ha notato la fede che per difesa ai miei
sporchi pensieri esibivo in continuazione, gesticolando come una pazza
all’occorrenza.
Tutta la sera e tutta la notte
con il ventilatore a smuovere l’aria calda, i pensieri si concentravano su
Raimundo e sulla mia immensa stupidità di non aver approfittato della
situazione. Bello e intrigante, attratto da me, per forza, e cosa mi rimane? Un
pomeriggio passato con un vecchio amico appena conosciuto!
E’ passata una settimana e
nonostante ,per puro caso, io cerchi di prendere il tram che non passa, non
vedo orme delle sue scarpe su questo marciapiede.
Devo continuare a lavorare e
stasera ho molte prenotazioni, devo spegnere questo canale chiamato Raimundo e
concentrarmi sui clienti ma per farlo mi occorre un bicchiere di vino rosso
molto corposo.
Finalmente tutto sembra essere
tornato al suo posto e i miei clienti consumano la cena servita a lume di
candela con camerieri riservati che si aggirano tra i tavoli con gesti quasi impercettibili.
L’unica sala è al completo tranne un tavolo prenotato per due da un famoso
cliente Milanese che per due giorni della settimana riserva il solito tavolo ma
mai … mai è la stessa signora ad accompagnarlo.
Guardo l’ora e mi tranquillizzo,
mancano cinque minuti alle ventidue, ora della prenotazione e ne approfitto per
vedere se in cucina tutto procedere per il meglio;
riesco a scambiare solo due
parole con lo chef ed ecco che vengo chiamata per accogliere l’ultimo cliente.
Una Stretta di mano un sorriso un
come va ed ecco la presentazione : “ Mia cara Amina, le presento la mia amica
speciale, Marcella”.
Una venere, no, una Dea!
Lunghi capelli neri fermati sulla
nuca da uno splendido fermaglio-gioiello, ombretto color verde smeraldo intenso
che accendevano i suoi occhi quasi a farli sembrare giade preziose e il vestito
… che invidia! Le disegnava con maestranza ogni curva rendendola perfetta ma..
qualcosa in lei, qualcosa … mi era famigliare. Dietro il bancone del bar mentre
preparo due cocktail, mi domando se ho già visto Marcella o se è solo una
sensazione immotivata.
Porgo il bicchiere al mio cliente
che mi elogia per il servizio elegante e rapido poi, con molta attenzione ,
offro il bicchiere alla sua bellissima ospite che, nell’afferrare l’aperitivo,
mi sfiora la mano e mi fissa per un tempo ciclopico, come quello trascorso sul
marciapiede della fermata del tram, quello che non passa mai e poi, un piccolo
atto … immenso!
Alla fermata Non c’è sudore, non
c’è’ afa, non c’è caldo, non c’è Raimundo. Ma una Venere o forse .. una Dea?
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